7 December 2023
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Filippo ed Elisabetta. Due vite, una coppia. Una storia d’amore che s’intreccia con la storia del Novecento e l’attualità, iniziata nell’estate del 1939 quando Elisabetta aveva tredici anni e Filippo, nato principe di Grecia e Danimarca, diciotto. Era un cadetto navale, ma anche il nipote di Lord Louis Mountbatten. Un amore celebrato nella Londra post bellica con il Royal Wedding del 1947. Un uomo che per seguire il cuore ha rinunciato a molto, dato battaglia all’establishment, cercato con tenacia un ruolo. Grazie a Filippo, la «Firm» dei Windsor si è aperta al mondo, al suo tempo. Filippo il principe amante della televisione, della tecnologia e dell’industria. Appoggiandosi a lui, alla sua Roccia, Elisabetta II ha attraversato i cambiamenti della Swinging London, le tensioni degli anni Ottanta e la Cool Britannia, la tragedia di Diana e da ultimo l’uscita da Buckingham Palace del nipote Harry con Meghan. Filippo, cent’anni sempre con lo sguardo fiero e sicuro di un militare che non si è mai stancato di dire la sua. A costo di celebri gaffe. Filippo che è stato il collante dell’intera famiglia e l’amore, autentico, di una regina. Forse sta proprio in questa privata, normalissima umanità, la forza di un’unione con la quale le nuove generazioni – a partire da William e Kate – devono misurarsi, ogni giorno. Donne e uomini, coppie di ieri e di oggi, che hanno cercato di trovare il proprio baricentro, non senza fatica. Ciascuno ha rinunciato a qualcosa, e ha trovato in cambio molto di più. In queste pagine Enrica Roddolo, con testimonianze di prima mano e un profondo lavoro di scavo storico, conduce il lettore alla scoperta di un principe vissuto «un passo indietro alla regina», ma a tutti gli effetti co-protagonista del regno di Elisabetta II. Perché quel ruolo di guida, negato dal protocollo di corte, ha saputo conquistarselo offrendo sempre una spalla, un consiglio, un punto di vista. Ascoltato e rispettato da Her Majesty.

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Previous post L’11 dicembre 1936, con il voto di ratifica dell’abdicazione da parte del parlamento inglese, Edoardo viii decade da monarca dopo 326 giorni di regno. David, cosí lo chiamano in famiglia, avvera in tal modo la premonizione del padre, secondo cui il figlio si sarebbe «rovinato» entro dodici mesi dalla sua morte. Il neoduca di Windsor, però, non ha alcuna percezione della rovina. Dopo aver trascorso il pomeriggio nella casa di campagna di Fort Belvedere, un capriccio reale finto-gotico con batterie di cannoni, merlature e torrette, in cui è sbocciata la sua storia d’amore con Wally Simpson, la donna per la quale ha rinunciato al trono, ritorna al Royal Lodge, bacia e saluta suo fratello – «alla maniera dei massoni» ricorderà Giorgio vi – e si allontana raggiante. Legioni di detrattori hanno gridato allo scandalo per la sua relazione con la commoner americana divorziata, ma ora, dopo l’accettazione della sua rinuncia alla corona, non resta loro che tacere. David e Wally Simpson potranno finalmente vivere, come si suole dire, felici e contenti. Ma sono stati davvero felici e contenti? Per la maggior parte degli storici l’abdicazione di Edoardo viii costituisce l’epilogo del caso che sconvolse la monarchia, la società e il governo inglesi (Winston Churchill lasciò Fort Belvedere in lacrime, dopo aver pranzato con Edoardo viii). Per Andrew Lownie ne è soltanto l’inizio. È lo scandaloso esilio del duca di Windsor e di Wally Simpson a gettare, infatti, luce sulla reale personalità dei due amanti, sulla natura della loro relazione e sugli oscuri rapportiche i due intrattennero nel corso dei loro soggiorni in Europa e alle Bahamas. Celebrati come gli esuli glam per eccellenza dalla stampa dell’epoca, i Windsor si svelano, in queste pagine, come capricciosi «pendolari» tra suntuose dimore provenzali e residenze di lusso, adulterini incalliti ossessionati dalla propria immagine al punto da manipolare i media perché li ritraessero come vittime, attori consapevoli di pagine buie della Storia, dalla faida interna alla famiglia reale inglese al tentativo dei nazisti di fare di Edoardo un Pétain inglese, fino all’insabbiamento da parte del duca, in qualità di governatore delle Bahamas, dell’indagine sulla morte di Sir Harry Oakes, il padrone del British Colonial Hotel, suo caro amico. Dopo aver attinto ad archivi finora inesplorati, Lownie illumina la zona d’ombra dietro lo scintillante, fragile mondo del «re traditore» e della commoner americana che, stando a una giornalista dell’American Mercury, «teneva appesa sopra il tavolo da toeletta… una fotografia autografata di von Ribbentrop». Andrew Lownie ci convince che questa storia deve essere ancora raccontata. Nessuna delle biografie sull’argomento ha la trasparenza e la serietà storica de Il re traditore, piacevolmente condite con piccanti rivelazioni. Si legge compulsivamente». Times Literary Supplement «Ricerca meticolosa e dettagli rivelatori in una prosa vivace». Spectator
Next post Nell’isola d’Oltremanica, una schiera di milleduecento famiglie di sangue blu possiede un terzo del territorio, più o meno l’equivalente dell’Italia del Nord. Benché spogliata da Tony Blair del diritto ereditario di sedere nella Camera dei Lord, la nobiltà non ha perso né il suo fascino né le sue ricchezze, né l’eccentricità, che consegna figure memorabili alla storia universale della dissipazione. E anche se le meno facoltose delle landed families, per poter mantenere le loro magioni, hanno dovuto trasformarle in bed & breakfast, l’immagine del gentiluomo di campagna che vive, con decine di servitori, in un castello circondato da boschi non è affatto tramontata. Chi sono e come vivono i discendenti di quei duchi, marchesi e conti i cui nomi sono disseminati nelle pagine più importanti della storia inglese? Antonio Caprarica li ha seguiti nei loro uffici nella City, nei club più esclusivi, nei secolari appuntamenti delle corse dei cavalli ad Ascot e della caccia alla volpe a Badminton disegnando un ritratto particolareggiato e spumeggiante dei vizi privati e delle pubbliche virtù dei gentiluomini che hanno resistito non solo alla Rivoluzione francese ma anche alla modernità. Ricco di informazioni, storie, curiosità e dello humour che contraddistingue lo stile dell’autore, un irresistibile reportage dal favoloso mondo che ruota intorno a quell’antichissima e sacra istituzione britannica incarnata da Elisabetta II.
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